Mastermind — un gioco da tavolo logico la cui storia è interessante quanto le sue regole. Comparso all’inizio degli anni ’70, Mastermind si distinse subito tra i numerosi rompicapi grazie all’idea insolita di decifrare un codice segreto e alla semplicità delle regole. Ma il suo significato non si esaurisce qui: il gioco divenne un simbolo del passatempo intellettuale dell’epoca, ricevette prestigiosi riconoscimenti e ottenne fama mondiale.
La storia di Mastermind mostra chiaramente come un’idea semplice possa trasformarsi in un fenomeno globale, superando le differenze linguistiche e culturali e lasciando un segno evidente nella cultura popolare. Di seguito ripercorreremo il cammino del gioco dalla sua nascita al successo internazionale, analizzeremo le fasi di sviluppo e presenteremo fatti poco conosciuti.
Storia di Mastermind
Origini e creazione del gioco
L’idea alla base di Mastermind si ispira al gioco classico Bulls and Cows. In esso un giocatore sceglie una sequenza di numeri, mentre l’altro cerca di indovinarla utilizzando il ragionamento logico. La storia delle origini di Bulls and Cows rimane incerta: c’è chi ritiene che fosse già giocato molto tempo prima del XX secolo. Tuttavia, il concetto di indovinare una combinazione nascosta ha mantenuto la sua attualità anche in epoca moderna. Proprio questo principio ispirò l’inventore israeliano Mordechai Meirowitz (מרדכי מאירוביץ) a creare un gioco da tavolo in cui al posto dei numeri venivano utilizzati elementi colorati.
Mordechai Meirowitz, ingegnere delle telecomunicazioni e impiegato postale, sviluppò nel 1970 un prototipo del gioco, che prese il nome di Mastermind. Nella meccanica ricordava molto Bulls and Cows: un giocatore (il codificatore) inventava un codice segreto — una combinazione di quattro pioli colorati — mentre l’altro (il decodificatore) doveva indovinarlo in un numero limitato di tentativi, ricevendo dopo ogni mossa indizi sulla corrispondenza di colore e posizione. Convinto del potenziale della sua idea, Meirowitz propose il gioco ai grandi produttori, che però lo rifiutarono uno dopo l’altro, non vedendone la redditività commerciale.
Senza arrendersi, l’inventore si recò alla fiera internazionale del giocattolo di Norimberga (Spielwarenmesse) in Germania — uno dei più grandi eventi mondiali del settore. Nel febbraio 1971 presentò il prototipo di Mastermind ai visitatori e ai rappresentanti delle aziende. Fu lì che il destino del gioco cambiò: attirò l’interesse della società britannica Invicta Plastics di Leicester. L’azienda, specializzata nella produzione di articoli in plastica, era alla ricerca di nuove direzioni e vide prospettive in questo gioco logico. Il suo fondatore, Edward Jones-Fenleigh, ne colse immediatamente il potenziale. Invicta acquistò da Meirowitz i diritti su Mastermind, ne perfezionò le regole e il design e lo preparò alla produzione in serie. L’inventore si ritirò presto dagli affari e non si occupò più della creazione di giochi, accontentandosi dei guadagni provenienti da Mastermind.
Mastermind apparve sul mercato nel 1971 (secondo alcune fonti — all’inizio del 1972) e attirò subito l’attenzione degli acquirenti. Invicta Plastics pubblicò il gioco con il marchio Master Mind (due parole), confezionato in una sobria scatola di plastica grigia con pioli colorati. Il set comprendeva una tavola con incavi per il codice segreto e colonne per le annotazioni, pioli multicolori per comporre le combinazioni e piccoli pioli bianchi e neri come indizi. Le regole erano facili da apprendere: la preparazione richiedeva pochi minuti e una partita durava dai 10 ai 30 minuti. Il gioco univa accessibilità a un forte elemento logico e a una minima componente di casualità. Questa combinazione vincente garantì a Mastermind il successo successivo.
Dalle prime edizioni alla popolarità
All’inizio degli anni ’70 l’industria dei giochi da tavolo stava vivendo un boom, legato alla crescita dell’interesse per i cosiddetti «giochi per adulti» — intrattenimenti da tavolo più complessi, pensati non solo per i bambini ma anche per un pubblico adulto istruito. Sullo sfondo delle difficoltà economiche della metà del decennio, le persone cercavano sempre più spesso nuove forme di svago domestico, e i giochi intellettuali divennero particolarmente richiesti. In questo contesto Mastermind si trasformò rapidamente in un autentico successo. Meno di due anni dopo l’uscita si vendette in decine di migliaia di copie, e alla fine del decennio le vendite complessive raggiunsero circa 30 milioni di scatole in tutto il mondo. Così, Mastermind divenne una delle novità più significative degli anni ’70 e per popolarità si avvicinò a giochi come Monopoly e Scrabble.
Il successo di Mastermind fu determinato da una combinazione favorevole di fattori. In primo luogo, il gioco proponeva un’idea nuova per il mercato dei giochi da tavolo — l’interpretazione di un codice segreto, che lo distingueva dai tradizionali passatempi per bambini. L’atmosfera di duello intellettuale risultò vicina al pubblico adulto, desideroso di mettere alla prova le proprie capacità mentali.
In secondo luogo, ebbero un ruolo importante l’aspetto e il marketing. Dal 1973 le scatole di Mastermind furono arricchite da una fotografia divenuta iconica: un uomo in abito elegante seduto in poltrona con le dita unite a «tetto», e alle sue spalle una giovane donna asiatica dall’espressione impenetrabile. Un simile design creava un’atmosfera da film di spionaggio e attirava immediatamente l’attenzione. L’immagine evocava associazioni con il mondo dei misteri e dei duelli intellettuali — esattamente ciò che serviva per posizionare il gioco logico come «adulto».
Nei primi anni dopo l’uscita Mastermind ricevette diversi prestigiosi riconoscimenti. Nel 1973 ottenne nel Regno Unito il premio Game of the Year dell’Associazione britannica dei produttori di giocattoli. Poco dopo ricevette il Council of Industrial Design Award — premio del Consiglio britannico per il design industriale per la riuscita combinazione di funzionalità ed estetica. Infine, Invicta ricevette il Queen’s Award for Export Achievement — premio della Regina per i risultati nell’export, assegnato per le vendite record di Mastermind all’estero a metà degli anni ’70. Questi premi consacrarono definitivamente lo status di Mastermind come successo internazionale.
In quegli anni Mastermind superò davvero i confini di un semplice gioco da tavolo. Fu definito la novità più riuscita del decennio, e il ritmo della sua diffusione batté tutti i record del settore dell’epoca. In pochi anni Mastermind divenne una sorta di linguaggio internazionale della logica: si giocava in famiglia, nei club, si organizzavano tornei. Secondo le stime di Invicta Plastics, nel 1975 il gioco era presente in circa 80 paesi.
Diffusione internazionale e concessioni di licenza
Dopo il rapido successo nel Regno Unito, Mastermind iniziò a conquistare rapidamente altri paesi. Già nel 1972, su licenza di Invicta, il gioco uscì in Canada, dove i diritti furono acquistati dalla società Chieftain Products di Toronto, e poco dopo in diversi stati europei. Successivamente la produzione fu affidata ai principali attori del mercato. Il distributore mondiale divenne la società Hasbro, che ottenne la licenza per la pubblicazione del gioco al di fuori del Regno Unito. Negli Stati Uniti la distribuzione fu curata dalla Pressman Toy Corp.
Le edizioni locali di Mastermind si diffusero rapidamente in tutto il mondo — dall’Europa occidentale al Giappone, dall’America Latina all’Australia. Per entrare in un nuovo mercato non erano necessarie grandi adattamenti: bastava aggiungere un’istruzione nella lingua locale, il che semplificava notevolmente la diffusione. Sulle scatole erano spesso elencate decine di lingue, sottolineando il carattere internazionale del rompicapo.
Il massimo riconoscimento Mastermind lo raggiunse nel Regno Unito e nei paesi scandinavi. Un caso particolare fu la Danimarca, dove il gioco batté ogni record di popolarità. Secondo la stampa, alla fine degli anni ’70 era presente in quasi l’80% delle famiglie, cioè praticamente in ogni casa. Un amore così diffuso si spiegava con la combinazione di valore educativo e semplicità: il gioco piacque sia ai bambini sia agli adulti, diventando parte abituale del passatempo familiare. Negli Stati Uniti Mastermind ottenne a sua volta grande popolarità, anche se in termini di vendite restò dietro ai leader affermati come Monopoly. Tuttavia, già nel 1974 la rivista Games and Puzzles lo definì «il gioco più alla moda della stagione», sottolineando che nessuna festa tra intellettuali si svolgeva senza una partita a Mastermind.
L’aumento di popolarità del gioco portò alla nascita di tornei ufficiali. In vari paesi si iniziarono a organizzare campionati nazionali di Mastermind, in cui i migliori giocatori si sfidavano nell’arte di indovinare i codici. Nel 1977–1978 si tenne una serie di competizioni internazionali, culminate nel Campionato mondiale di Mastermind nel Regno Unito. I vincitori di queste gare impressionarono per la rapidità delle soluzioni.
Così, il campione del mondo fu il giovane britannico John Searjeant, che riuscì a indovinare il codice segreto in soli tre tentativi e 19 secondi — un risultato considerato straordinario. Il secondo posto andò alla canadese diciottenne Cindy Fort. Entrambi i finalisti portarono a casa trofei e premi commemorativi — tra cui nuove edizioni di Mastermind.
Variazioni e sviluppo del gioco
Il grande successo della versione originale ispirò i creatori a pubblicare diverse varianti di Mastermind. Già a metà degli anni ’70 Invicta presentò nuovi set che modificavano le regole o rendevano l’enigma più complesso. Nel 1975 uscì la versione ampliata Super Mastermind (nota anche come Advanced Mastermind o Deluxe Mastermind), in cui il codice era formato da cinque posizioni invece di quattro e poteva includere più colori. L’aumento del numero di combinazioni rese il gioco ancora più difficile e avvincente per i giocatori esperti. Apparvero anche versioni compatte — Mini Mastermind, pubblicate come set da viaggio in piccole scatole o in formato portachiavi, così da poter portare il gioco con sé.
Un altro filone di sviluppo fu rappresentato dalle versioni tematiche ed elettroniche. Invicta iniziò a sperimentare con le tecnologie digitali: alla fine degli anni ’70 fu pubblicato Electronic Mastermind, in cui il ruolo del codificatore era svolto da un dispositivo elettronico che generava un codice numerico. Il giocatore inseriva le risposte con i pulsanti, e al posto dei pioli colorati venivano usati indicatori luminosi o numerici. In questa versione era possibile impostare combinazioni fino a cinque cifre — di fatto un ritorno alla logica numerica del gioco Bulls and Cows, ma in un nuovo formato elettronico. Parallelamente comparvero anche varianti con le parole. Nel 1975 uscì Word Mastermind, in cui bisognava indovinare non una combinazione di colori, ma una parola — in analogia al gioco di parole classico Jotto. Un concetto simile anticipò in gran parte i moderni rompicapi linguistici, incluso l’attuale popolarissimo Wordle.
È interessante notare che Mastermind toccò anche il mondo dei giochi per bambini. Nel 1979 la Disney pubblicò un’edizione speciale, realizzata nello stile delle avventure dei personaggi dei cartoni animati. Sulla copertina di Disney Mastermind lo stesso signore misterioso appariva in una nuova veste: con giacca safari bianca e un sorriso cordiale invitava al tavolo Topolino e i suoi amici. Questa edizione insolita mostrò chiaramente quanto fosse ampio il pubblico del gioco — dai giocatori adulti più seri ai bambini che conoscevano i personaggi Disney.
Nel corso dei decenni l’aspetto e il design di Mastermind cambiarono più volte per adeguarsi ai tempi. Dopo il celebre duo degli anni ’70, sulle copertine degli anni ’80 iniziarono a comparire immagini più neutre — ad esempio scene familiari di gioco o motivi astratti, soprattutto nelle edizioni anglo-americane pubblicate da Parker Brothers e Hasbro. Tuttavia, lo stile visivo originale con l’uomo dai capelli bianchi in giacca risultò talmente riconoscibile che fu ripreso più volte. In alcune serie degli anni ’90 nel Regno Unito si utilizzò di nuovo la stessa immagine, ma collocata in un ambiente moderno accanto al tavolo da gioco, quasi a sottolineare il legame tra le epoche.
In Polonia, dove il gioco veniva pubblicato dagli anni ’70, si mantenne a lungo l’approccio classico: le edizioni locali di Mastermind uscivano con fotografie adattate, in cui erano presenti un uomo sicuro di sé e una donna, ma con modelli polacchi, trasmettendo lo spirito dell’originale. In Francia si seguì invece un’altra strada: alcuni editori eliminarono il personaggio femminile dalla copertina e raffigurarono la sfida tra due uomini — un simile design suggeriva un «duello di menti senza distrazioni erotiche». Ogni cultura interpretò il concetto a modo suo, ma ovunque Mastermind rimase un simbolo di stile e intelligenza.
Eredità e situazione attuale del gioco
Dalla comparsa di Mastermind è passato più di mezzo secolo, ma il gioco continua a essere richiesto e rispettato tra gli appassionati di enigmi da tavolo. È entrato a far parte del canone delle strategie astratte classiche — accanto agli scacchi, al go e alla dama, sebbene la sua meccanica sia molto più semplice. Mastermind viene spesso consigliato come gioco educativo per i bambini: aiuta ad allenare la logica e le capacità di problem solving, ed è anche adatto come modo per trascorrere del tempo in famiglia. Non è un caso che venga regolarmente inserito negli elenchi dei «migliori giochi da tavolo per famiglie» e nei programmi educativi.
È importante sottolineare l’influenza di Mastermind sulla scienza e sulla tecnologia. Quasi subito dopo la sua comparsa, il gioco attirò l’attenzione di matematici e programmatori. Già negli anni ’70 gli appassionati iniziarono a cercare strategie ottimali per decifrare il codice. Nel 1977 il celebre scienziato Donald Knuth pubblicò una ricerca in cui dimostrava che, con una strategia adeguata, qualsiasi codice nella versione standard del gioco (quattro posizioni e sei colori) poteva essere indovinato in non più di cinque tentativi. Si trattava di un risultato impressionante, considerando che il numero totale di combinazioni possibili era di 1296. Il suo articolo «The Computer as Master Mind» divenne un classico della matematica ricreativa, e l’algoritmo da lui sviluppato costituì la base di molti programmi informatici in grado di giocare a Mastermind in modo più efficiente di qualsiasi essere umano. In seguito gli specialisti di informatica dimostrarono che le versioni generalizzate di Mastermind (con un maggior numero di posizioni o colori) appartengono alla classe dei problemi NP-completi — talmente complessi che non si conoscono algoritmi rapidi per risolverli.
E oggi? Mastermind non è scomparso, ma continua a essere pubblicato e a divertire nuove generazioni di giocatori. I diritti ufficiali sul gioco appartengono ancora all’azienda britannica Invicta Plastics, tuttavia la produzione su licenza è stata avviata in diversi paesi. I principali editori mondiali di giochi da tavolo, come Hasbro e Pressman, includono The Original Mastermind nelle loro collezioni di giochi classici. Nel 2025 si è verificato un evento importante: Hasbro ha trasferito i diritti globali sul marchio Mastermind alla società di giochi Goliath Games, che ha annunciato l’intenzione di rinnovare il gioco e di proporlo a un nuovo pubblico.
Goliath ha annunciato una campagna di promozione di Mastermind tra le giovani generazioni, confermando ancora una volta la rilevanza di questo rompicapo anche nell’era digitale. Oggi Mastermind è venduto in più di cento paesi e fa parte a pieno titolo del «fondo d’oro» dei giochi da tavolo. È incluso in raccolte come Clubhouse Games (compilazioni di giochi classici per piattaforme elettroniche), è stabilmente presente nell’assortimento dei negozi e viene regolarmente ripubblicato con nuove grafiche.
Curiosità su Mastermind
- Modelli insoliti sulla copertina iconica. L’uomo misterioso e la donna presenti sulla scatola di Mastermind degli anni ’70 non erano in realtà spie né attori professionisti, ma persone comuni. Per la sessione fotografica pubblicitaria Invicta Plastics invitò abitanti di Leicester: l’uomo si chiamava Bill Woodward, proprietario di una catena di parrucchieri, e la ragazza era Cecilia Fung, studentessa di informatica proveniente da Hong Kong. Dopo l’uscita del gioco, Woodward divenne per un certo periodo una celebrità locale e si divertiva a definirsi «Mr. Mastermind». Curiosamente, i fotografi avevano inizialmente pensato di mettergli sulle ginocchia un gatto a pelo lungo — nello stile dei cattivi dei film di James Bond — ma l’animale si rivelò troppo irrequieto e rovinò l’abito, così l’idea fu abbandonata. Trenta anni dopo, nel 2003, Invicta riunì nuovamente Woodward e Fung per una sessione fotografica commemorativa — in omaggio alla copertina classica e per la gioia dei fan del gioco.
- Un campionato al Playboy Club e fan famosi. All’apice della sua popolarità, Mastermind fu al centro di eventi insoliti. Negli anni ’70 negli Stati Uniti si tenne un campionato nazionale, la cui finale ebbe luogo in uno dei prestigiosi Playboy Club — club privati della rete Playboy, noti per la loro atmosfera lussuosa. Ciò conferì al torneo un tocco di glamour ed esclusività per adulti. Tra gli appassionati del gioco vi era il leggendario pugile Muhammad Ali. Amava di tanto in tanto sfidarsi nel decifrare codici, dimostrando che un rompicapo logico poteva appassionare persino un campione del ring. Secondo i ricordi dei contemporanei, Ali apprezzava Mastermind come allenamento mentale e spesso paragonava le tecniche del decodificatore alle tattiche sul ring.
- Un gioco al servizio dei militari e degli hacker. Mastermind trovò applicazione persino in organizzazioni serie. Le forze armate australiane lo utilizzavano ufficialmente per allenare i cadetti al pensiero analitico e allo sviluppo delle capacità di crittoanalisi. Durante le lezioni gli ufficiali proponevano agli allievi di decifrare i codici di Mastermind, esercitandosi in logica e attenzione — esercizi considerati utili per l’intelligence militare. Alcuni storici della tecnologia scherzano persino dicendo che la prima generazione di hacker informatici nacque proprio tra gli appassionati di questo gioco. Non a caso le prime versioni informatiche di Mastermind apparvero già all’inizio degli anni ’70: all’Università di Cambridge il gioco MOO (variante di Bulls and Cows) funzionava sul mainframe Titan fin dagli anni ’60, e Ken Thompson, cofondatore dei Bell Labs, scrisse nel 1971 una sua versione per il sistema operativo UNIX. Mastermind consolidò l’interesse di molti futuri specialisti IT per i problemi di decifrazione dei codici.
- Record e paradossi di Mastermind. I giocatori hanno sempre cercato di indovinare il codice il più rapidamente possibile, e di tanto in tanto si sono registrati risultati sorprendenti. È già stato menzionato il record mondiale del 1978 — solo tre tentativi per decifrare la combinazione. La probabilità di indovinare il codice in tre mosse è estremamente bassa, per cui il vincitore riuscì grazie a una strategia raffinata e a un pizzico di fortuna. Il limite teorico nella versione classica è di due mosse: se la prima forniva quasi tutte le informazioni necessarie, il codice corretto poteva essere trovato già al secondo tentativo. Un caso simile si verificò davvero in un torneo britannico e suscitò sensazione tra gli spettatori. Ma la perfezione non è raggiunta solo dagli esseri umani, bensì anche dagli algoritmi. Negli anni ’70 fu dimostrato con l’aiuto dei computer che qualsiasi codice in Mastermind può essere risolto in non più di cinque mosse con una strategia ideale. Questo risultato sottolinea il paradosso del gioco: la maggior parte dei giocatori richiede 6–8 tentativi, mentre una macchina o un virtuoso della logica se la cava in cinque. Mastermind rimane così un rompicapo unico, che unisce l’accessibilità per i principianti alla sfida per le menti più acute.
- Mastermind e i suoi eredi nella cultura. Il gioco ha lasciato un segno evidente nella cultura di massa. Può essere notato al cinema: ad esempio, nel thriller hollywoodiano Gone Girl (2014) si vedono in sottofondo scatole di Mastermind come simbolo del passatempo familiare, e in una scena i protagonisti trascorrono la serata giocando. In letteratura e sulla stampa Mastermind è spesso usato come metafora di confronto intellettuale. Il fenomeno moderno del rompicapo online Wordle è direttamente legato alla sua eredità. In sostanza, Wordle rappresenta una versione alfabetica di Mastermind: il giocatore deve indovinare una parola nascosta, ricevendo indizi sulle lettere corrette nella posizione giusta e sulle lettere presenti in posizioni sbagliate. Quando tra il 2021 e il 2022 Wordle divenne un intrattenimento virale, molte pubblicazioni segnalarono una crescita dell’interesse per Mastermind come suo predecessore tra i giochi di parole.
Mastermind ha compiuto il percorso da prototipo rifiutato a uno dei giochi logici più conosciuti al mondo. La sua storia dimostra come la combinazione di un’idea semplice, di un design ben pensato e del momento giusto per il lancio possa conquistare l’interesse di milioni di persone. Il gioco ha portato nella cultura ludica un’atmosfera di competizione intellettuale, rimanendo al contempo accessibile, e col tempo ha acquisito lo status di cult.
Avendo ottenuto riconoscimenti e premi negli anni ’70, Mastermind non ha perso la sua attualità nemmeno oggi — al contrario, continua ad attirare nuove generazioni di giocatori. È apprezzato non solo come intrattenimento avvincente, ma anche come strumento per allenare la logica e il pensiero, simbolo della costante ricerca di soluzioni. Dopo aver conosciuto la storia del gioco, è giunto il momento di passare alle sue regole e di cimentarsi nei ruoli di creatore del codice e decodificatore.