Gli Scacchi — uno dei giochi più antichi e più conosciuti al mondo. Questo duello strategico tra due avversari ha attraversato i secoli, evolvendosi insieme alle culture e diventando parte del loro patrimonio. Il gioco ha conquistato milioni di appassionati ed è diventato un simbolo della competizione intellettuale. La storia degli Scacchi è importante perché riflette lo scambio culturale tra i popoli e lo sviluppo di idee che, per secoli, hanno arricchito il gioco stesso.
Dalle leggende di corte e dalle stanze reali ai tornei internazionali — gli Scacchi si sono sempre distinti tra i giochi da tavolo per profondità e stile. Hanno occupato un posto solido nella cultura mondiale: le loro immagini compaiono nella letteratura e nell’arte, le scene di gioco appaiono nel cinema, e gli incontri dei campioni attirano l’attenzione del pubblico quanto le finali sportive. Seguiamo dunque il percorso di questo straordinario gioco dalle sue origini ai giorni nostri e vediamo come si siano evolute le regole e l’aspetto del «gioco dei re» nel corso dei secoli.
Storia degli Scacchi
Origini e primi secoli
Le origini degli Scacchi sono avvolte nella leggenda, ma la maggior parte degli storici concorda sul fatto che il prototipo del gioco nacque nell’India settentrionale intorno al VI secolo d.C. La prima versione indiana si chiamava chaturanga, parola sanscrita che significa «quattro divisioni dell’esercito». Ogni pezzo rappresentava un ramo militare: i pedoni l’infanteria, i cavalli la cavalleria, gli elefanti le truppe di elefanti da guerra e le torri i carri da combattimento. Questa combinazione di quattro elementi distingueva la chaturanga dagli altri giochi da tavolo più semplici: i pezzi avevano movimenti e funzioni diversi, e l’obiettivo finale era proteggere la figura principale — il prototipo dell’attuale re.
L’autore della chaturanga è sconosciuto, il che non sorprende data l’antichità del gioco. Tuttavia, le leggende indiane menzionano un certo Sissa ben Dahir, consigliere di corte, considerato l’inventore degli Scacchi. Secondo la leggenda, egli offrì al raja la prima scacchiera e chiese come ricompensa chicchi di grano, raddoppiando il numero su ogni casa successiva. Così nacque il celebre «problema di Sissa» («il problema dei chicchi sulla scacchiera»), che illustrò il potere della progressione geometrica: il numero totale di chicchi risultò talmente enorme da superare tutte le riserve del regno. Pur essendo un racconto leggendario, tramandato per iscritto solo dal XIII secolo, esso evidenzia l’ingegno e la profondità matematica da sempre associati agli Scacchi.
Dall’India, il gioco si diffuse nell’Impero sasanide in Persia, dove prese il nome di shatranj, parola derivata dal sanscrito chaturanga. Lo shatranj divenne presto un passatempo aristocratico e parte della cultura intellettuale persiana. Nell’opera epica «Shahnameh» («Il Libro dei Re»), scritta da Abu’l-Qāsim Firdawsī, si racconta come il gioco comparve per la prima volta alla corte del re Khosrow I. Secondo la leggenda, un raja indiano inviò la scacchiera come enigma ai Persiani, e il saggio Buzurgmehr ne scoprì le regole e, come risposta, inventò il nard — precursore dell’attuale backgammon. Anche se la storia è di dubbia attendibilità storica, mostra bene l’impressione che il nuovo gioco suscitò all’epoca.
Nel VII secolo d.C., gli Scacchi erano ormai popolari in Persia, e le regole e i pezzi subirono modifiche significative. Comparve una nuova figura — il visir (dal persiano «ferzīn», cioè consigliere), assente nella chaturanga indiana. Il visir dell’epoca era molto più debole della moderna regina: poteva muoversi solo di una casella in diagonale e rappresentava il consigliere reale. Anche gli altri pezzi erano più limitati: l’elefante (detto alfil) si muoveva saltando due caselle in diagonale, scavalcando quella intermedia, il che lo rendeva meno versatile dell’attuale alfiere. Lo scopo del gioco dello shatranj era dare mat al re avversario o ottenere il cosiddetto «re nudo», ossia catturare tutti i pezzi dell’avversario lasciandolo senza difesa.
Dai Persiani, gli Scacchi ereditarono anche il termine «mat». L’espressione «shah mat» significa «il re è impotente» o «il re è sconfitto». Era la formula usata per annunciare la vittoria definitiva sul sovrano avversario. Da qui deriva l’attuale espressione «scacco matto», che indica la situazione in cui il re non ha più vie di scampo. Curiosamente, la parola «shah» («re») diede origine al nome del gioco in molte lingue europee. L’inglese chess e il francese échecs derivano dall’antico francese eschecs, a sua volta dall’arabo shatranj, prestito dal persiano «shah». Persino nei nomi, dunque, si riflette il viaggio del gioco dall’Oriente antico all’Europa.
Diffusione nel mondo
Le conquiste arabe e i contatti commerciali ebbero un ruolo decisivo nella rapida diffusione degli Scacchi dalla Persia verso occidente e oriente. Dopo la conquista araba della Persia negli anni 640 d.C., il gioco dello shatranj si diffuse in tutto il Medio Oriente e l’Africa settentrionale. Ben presto, gli Scacchi divennero parte integrante della vita intellettuale del Califfato: venivano studiati accanto all’astronomia, alla matematica e alla letteratura. Già nel IX secolo, a Baghdad, comparvero i primi teorici di Scacchi, come as-Suli e al-Adli, autori di trattati che analizzavano problemi, schemi d’apertura e strategie del gioco dello shatranj.
Nel X secolo, gli Scacchi erano ormai noti in tutta Europa, dove arrivarono attraverso la Spagna musulmana (Al-Andalus) e la Sicilia, radicandosi nelle corti aristocratiche. Quasi contemporaneamente, il gioco giunse fino alla lontana Scandinavia grazie ai Vichinghi, come attestano i ritrovamenti di pezzi in antiche sepolture. Una delle scoperte archeologiche più celebri è la collezione nota come «Scacchi di Lewis» (Lewis Chessmen), rinvenuta sull’isola di Lewis in Scozia. Queste miniature, datate al XII secolo e probabilmente realizzate da artigiani norvegesi, sono scolpite in avorio di tricheco. Rappresentano re, regine, vescovi, guerrieri e pedoni con un’espressione vivace e caratteristica. I «Scacchi di Lewis» costituiscono una testimonianza unica di come il gioco fosse ormai parte integrante della cultura europea medievale, riflettendo le tradizioni artistiche del tempo.
Man mano che gli Scacchi si diffondevano, variavano anche i loro nomi nelle diverse lingue. Nei testi latini medievali, il gioco veniva spesso chiamato «gioco dei re» (rex ludorum), a sottolinearne il prestigio e il legame con l’élite nobiliare. Nelle lingue popolari si consolidarono invece termini derivati dalle parole «shah» o «shah mat», che indicavano la minaccia al re. Nella tradizione slava antica, la parola «šahmaty» proveniva dal mondo persiano-arabo attraverso altre lingue intermedie, convivendo con l’espressione «tetradi» (dal termine shatranj).
È interessante notare che in diversi paesi i pezzi assunsero significati e forme proprie. Nella tradizione dell’Europa occidentale, per esempio, l’elefante fu reinterpretato come vescovo: da qui i termini inglese bishop e francese fou («giullare» o «pazzo»). Si riteneva che la forma del pezzo ricordasse la mitra episcopale o il cappello del buffone di corte. In Russia, invece, si vide in essa la somiglianza con un elefante, e il nome orientale si consolidò definitivamente. La torre, d’altra parte, venne interpretata in modo diverso a seconda dei paesi: come carro da guerra o come bastione. In Russia medievale si sviluppò persino una tradizione peculiare: la torre era spesso scolpita in forma di piccola nave, un’usanza che sopravvisse fino al XX secolo.
Queste particolarità culturali mostrano come gli Scacchi, diffondendosi nel mondo, abbiano non solo mantenuto la propria struttura fondamentale, ma anche assorbito dettagli locali che riflettevano la fantasia e le tradizioni artistiche dei diversi popoli.
Nel Medioevo, gli Scacchi divennero uno dei passatempi preferiti della nobiltà. Il gioco era apprezzato per la sua capacità di sviluppare ingegno, pensiero strategico e abilità di pianificazione. I monarchi li favorivano: è noto che il re Enrico I d’Inghilterra e i suoi discendenti amassero giocare, mentre il re francese Luigi IX (Louis IX, detto San Luigi) era anch’egli un appassionato. Tuttavia, nel 1254, Luigi emanò un editto che vietava temporaneamente al clero di giocare a Scacchi — probabilmente per timore che i religiosi dedicassero troppo tempo al gioco trascurando i doveri spirituali. Tali divieti, però, non riuscirono a frenarne la diffusione.
Nel XIII secolo, il gioco era già conosciuto in tutta Europa — dalla Spagna e dalla Scandinavia fino alle Isole Britanniche e alla Rus’. Una testimonianza eloquente della sua popolarità è il manoscritto realizzato nel 1283 alla corte del re castigliano Alfonso X il Saggio (Alfonso X el Sabio). Questo trattato illustrato, noto come «Libro de los juegos» («Il libro dei giochi») o «Alfonsina», conteneva un’ampia sezione dedicata agli Scacchi: vi erano descritte le regole dello shatranj, proposti problemi e forniti esempi di partite. L’opera di Alfonso X non solo sistematizzò le conoscenze sui giochi da tavolo del suo tempo, ma mostrò anche l’importanza attribuita agli Scacchi nella cultura europea medievale.
La nascita delle regole moderne
Nel XV secolo gli Scacchi subirono una vera rivoluzione nelle regole, che conferì al gioco l’aspetto moderno. Fino alla fine del Medioevo, le regole variavano notevolmente da una regione all’altra, e le partite di shatranj si svolgevano in modo lento e posizionale. Tuttavia, intorno al 1475 (la data esatta non è certa, ma la maggior parte degli studiosi indica la fine del XV secolo), in Italia o in Spagna furono introdotte nuove regole che resero il gioco molto più dinamico.
La principale innovazione fu la trasformazione del visir, figura relativamente debole, in una potente regina. Da quel momento la regina poteva muoversi per qualsiasi numero di caselle in linea retta o in diagonale, diventando il pezzo più forte della scacchiera. Anche l’alfiere cambiò radicalmente: se prima poteva solo saltare due caselle in diagonale, ora poteva muoversi liberamente lungo la diagonale. La partita divenne più veloce, lo scacco matto si poteva ottenere in meno mosse e il gioco guadagnò in combinazioni spettacolari e attacchi brillanti. Non a caso i contemporanei definirono questo nuovo stile «gli Scacchi della regina folle», sottolineando la forza e l’importanza straordinaria della regina nelle nuove regole.
Nei secoli successivi furono introdotte altre modifiche significative. Già dal XIII secolo, in alcune regioni, si usava la regola del doppio passo iniziale del pedone, ma solo nel XVI secolo essa si diffuse ovunque. Nello stesso periodo si consolidarono due elementi fondamentali: l’arrocco — una mossa combinata di re e torre che permetteva di mettere al sicuro il re e attivare la torre — e la presa «en passant», che consentiva al pedone di catturare un avversario che avesse appena compiuto un doppio passo. Queste innovazioni, nate alla fine del XV secolo, furono pienamente accettate solo tra il XVII e il XVIII secolo.
Non tutte le regole assunsero subito la forma attuale. Per esempio, la promozione del pedone a regina veniva interpretata diversamente: fino al XIX secolo, in alcuni luoghi si riteneva illogico permettere la presenza di due regine sulla scacchiera se quella originale era ancora in gioco. Col tempo, tutte le norme si uniformarono e gli Scacchi ottennero un sistema coerente di regole.
Un ruolo fondamentale nella standardizzazione del gioco fu svolto dalle prime opere a stampa sugli Scacchi. Nel 1497, lo spagnolo Luis Ramírez de Lucena pubblicò il trattato «Repetición de Amores y Arte de Ajedrez» («Ripetizione d’Amori e Arte del Gioco degli Scacchi»), che illustrava le nuove regole e presentava le prime analisi sistematiche delle aperture. Nel XVI secolo, l’italiano Pedro Damiano pubblicò un manuale popolare con consigli pratici che divenne un testo di riferimento per molti giocatori. Nel 1561, il sacerdote spagnolo Ruy López de Segura scrisse «Libro de la invención liberal y arte del juego del axedrez» («Libro sull’arte e l’ingegno del gioco degli Scacchi»), in cui sistematizzò dettagliatamente i principi delle aperture. Da allora il suo nome è rimasto legato a una delle aperture classiche — l’apertura Ruy López, tuttora usata nei tornei di alto livello.
Alla fine del XVI secolo, le regole degli Scacchi avevano ormai assunto la forma moderna. Il gioco cessò gradualmente di essere un passatempo aristocratico e cominciò a essere considerato una competizione intellettuale. Nelle grandi città europee nacquero i primi circoli e caffè di Scacchi, dove gli appassionati si incontravano per discutere e sfidarsi. Uno dei centri più noti era il «Café de la Régence» di Parigi, aperto negli anni 1680, che per un secolo e mezzo fu punto d’incontro dei migliori giocatori di Francia ed Europa. In seguito vi giocò anche il grande teorico François-André Danican Philidor.
Philidor, maestro francese del XVIII secolo, fu celebre non solo come musicista, ma anche come uno dei primi teorici degli Scacchi. La sua opera «Analyse du jeu des échecs» (1749) ebbe un’enorme influenza sullo sviluppo della teoria scacchistica. In essa formulò il principio ormai celebre: «Il pedone è l’anima degli Scacchi». Questa intuizione cambiò il modo di vedere il gioco: per la prima volta, la struttura dei pedoni venne riconosciuta come fondamento della strategia e non come elemento secondario. Il libro di Philidor pose le basi dell’approccio posizionale, che divenne in seguito dominante nella teoria degli Scacchi.
Gli Scacchi in una nuova era
Il XIX secolo fu il periodo in cui gli Scacchi si consolidarono definitivamente come sport e disciplina scientifica. L’inizio di questa nuova era è legato al primo torneo internazionale, tenutosi a Londra nel 1851. Il vincitore fu il maestro tedesco Adolf Anderssen, la cui partita contro Lionel Kieseritzky entrò nella storia come «l’Immortale» per l’eleganza e l’audacia delle combinazioni. Il torneo suscitò grande interesse da parte del pubblico e dei giornali, consacrando gli Scacchi come competizione spettacolare.
Nello stesso periodo cominciò a formarsi la tradizione degli incontri per determinare il giocatore più forte. Già nel 1834, il francese Louis-Charles de La Bourdonnais dimostrò la propria superiorità in una serie di sfide contro l’irlandese Alexander McDonnell, essendo considerato informalmente il più forte del mondo. A metà secolo emerse il genio americano Paul Morphy, che tra il 1858 e il 1859 sconfisse i migliori maestri europei, sorprendendo i contemporanei con la facilità e la profondità del suo gioco.
La storia ufficiale dei campionati del mondo iniziò nel 1886, quando si disputò il primo match per il titolo mondiale tra il maestro austro-ungarico Wilhelm Steinitz e il rappresentante dell’Impero russo Johannes Zukertort. Steinitz vinse, diventando il primo campione del mondo ufficiale e fondatore della tradizione dei match regolari per la corona scacchistica.
Lo sviluppo degli Scacchi nel XX secolo portò alla creazione di organizzazioni internazionali che unificarono il mondo del gioco. Nel 1924, a Parigi, fu fondata la FIDE (Fédération Internationale des Échecs — Federazione Internazionale degli Scacchi), organismo mondiale che coordina i tornei, stabilisce regole comuni e regola le relazioni tra le federazioni nazionali. Oggi la FIDE riunisce 201 paesi ed è ufficialmente riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale.
Dal 1927, sotto l’egida della FIDE, si tengono le Olimpiadi degli Scacchi — campionati mondiali a squadre che rappresentano il principale palcoscenico per le migliori nazionali. Grazie alla FIDE, il titolo di campione del mondo divenne stabile e trasmissibile: a partire da Wilhelm Steinitz, nel XX secolo si succedette un’intera serie di giocatori eccezionali.
Tra questi spiccano Emanuel Lasker, che mantenne il titolo per 27 anni (1894 – 1921); il cubano José Raúl Capablanca, soprannominato «la macchina degli Scacchi» per la sua tecnica impeccabile; Alexander Alekhine, celebre per le sue combinazioni audaci; Mikhail Botvinnik, «patriarca» della scuola sovietica di Scacchi; Bobby Fischer, le cui partite al culmine della Guerra Fredda ebbero un valore simbolico; e Garry Kasparov, per anni al vertice della classifica mondiale. Questi nomi rappresentano vere e proprie epoche nella storia degli Scacchi.
Una delle ragioni della continua popolarità degli Scacchi nel XX secolo fu l’evoluzione della teoria scacchistica. Dopo il periodo romantico del XIX secolo, dominato da attacchi rischiosi e sacrifici spettacolari, si affermò gradualmente uno stile più posizionale e scientifico, introdotto da Wilhelm Steinitz e dai suoi seguaci. Steinitz dimostrò che la vittoria poteva essere ottenuta non solo con combinazioni brillanti, ma anche con un accumulo metodico di vantaggi posizionali.
Negli anni 1920 nacque una nuova corrente — l’ipermodernismo. I suoi rappresentanti, come Aron Nimzowitsch e Richard Réti, proposero un approccio innovativo al controllo del centro: invece di occuparlo con i pedoni, suggerirono di controllarlo con i pezzi dalle ali. Questa idea mise in discussione i principi classici e portò a nuove concezioni strategiche.
In questo modo, gli Scacchi divennero un vero laboratorio del pensiero: ogni generazione aggiungeva qualcosa di nuovo alla comprensione del gioco. I libri di strategia e tattica scacchistica venivano pubblicati in grandi tirature, diffondendo la cultura degli Scacchi ben oltre la cerchia dei professionisti.
Alla fine del XX secolo, l’informatica rivoluzionò il mondo degli Scacchi. Nel 1997, il supercomputer IBM Deep Blue sconfisse il campione del mondo Garry Kasparov in un match di sei partite. Questo evento segnò l’inizio di una nuova era — la competizione tra uomo e macchina negli sport intellettuali. Da allora, l’analisi informatica è diventata parte integrante della preparazione dei giocatori: oggi i programmi giocano meglio di qualsiasi grande maestro, ma ciò non ha ridotto l’interesse per le competizioni umane.
Al contrario, lo sviluppo tecnologico rese gli Scacchi accessibili a tutti. Dalla metà degli anni 1990, gli Scacchi online iniziarono a diffondersi rapidamente, permettendo di giocare con avversari in tutto il mondo. Negli anni 2020, l’interesse per il gioco è esploso nuovamente grazie ai media: le trasmissioni in streaming di partite attirano centinaia di migliaia di spettatori, e dopo l’uscita della serie «La regina degli Scacchi» (The Queen’s Gambit, 2020), la popolarità del gioco ha raggiunto livelli record. Secondo le Nazioni Unite, oggi circa 605 milioni di persone nel mondo giocano regolarmente a Scacchi, circa l’8% della popolazione globale.
Fatti interessanti sugli Scacchi
- La partita più lunga. Il record ufficiale di durata per una partita di Scacchi è di 269 mosse. Fu stabilito dai grandi maestri Ivan Nikolić e Goran Arsović durante un torneo a Belgrado nel 1989. La loro estenuante battaglia durò 20 ore e 15 minuti e terminò in pareggio. Oggi è quasi impossibile superare questo record a causa della «regola delle 50 mosse», secondo cui una partita è dichiarata patta se per 50 mosse consecutive non viene catturato alcun pezzo né mosso un pedone.
- Lo scacco matto più veloce. All’estremo opposto si trovano il cosiddetto «matto dello sciocco» — il più rapido possibile negli Scacchi. Si ottiene in sole due mosse: il bianco commette gravi errori in apertura e il nero dà matto alla seconda mossa. Nella pratica reale, ciò accade solo tra principianti, ma dal punto di vista teorico rappresenta un record di velocità.
- Gli Scacchi e la cultura. Gli Scacchi hanno profondamente influenzato la cultura mondiale e sono spesso divenuti simbolo di duello intellettuale. In letteratura, un esempio celebre è la fiaba di Lewis Carroll «Attraverso lo specchio» («Through the Looking-Glass», 1871), costruita come una partita di Scacchi: Alice si muove sulla scacchiera come un pedone e alla fine diventa regina. Nel cinema, gli Scacchi servono spesso come metafora di conflitto mentale o spirituale. Leggendaria è la scena del film di Ingmar Bergman «Il settimo sigillo» («The Seventh Seal», 1957), in cui un cavaliere gioca a Scacchi con la Morte. Nella saga di Harry Potter, invece, si vede la spettacolare partita di Scacchi magici, rappresentata come una vera battaglia. Nel XXI secolo, gli Scacchi continuano a fare parte della cultura popolare. Dopo l’uscita della serie «La regina degli Scacchi» nel 2020, si è registrato un boom mondiale: le vendite di set di Scacchi triplicarono e su eBay la domanda aumentò del 215% in poche settimane. Anche la musica fu ispirata dagli Scacchi: nel 1986, i membri del gruppo ABBA contribuirono alla creazione del musical «Chess», ambientato durante la Guerra Fredda. Lo spettacolo divenne un fenomeno culturale in cui gli Scacchi simboleggiavano conflitti politici e personali.
- Tradizioni nazionali. In diversi paesi, gli Scacchi si evolverono in modo particolare, dando origine a varianti locali. In Medio Oriente si sviluppò lo shatranj, in Cina nacque lo xiangqi (gli Scacchi cinesi), e in Giappone lo shōgi. Tutti appartengono alla stessa famiglia ma con regole e pezzi diversi. In Cina e Giappone, i pezzi sono piatti con iscrizioni e si muovono sulle intersezioni delle linee, non sulle caselle. In India esisteva una versione speciale — il chaturaji, o «Scacchi a quattro», con quattro giocatori disposti agli angoli del tavoliere. Per quanto riguarda gli Scacchi classici, nel XX secolo grande fama ebbe la scuola sovietica: in URSS il gioco era promosso come sport e strumento educativo, e il paese produsse numerosi campioni del mondo. Anche dopo che l’americano Bobby Fischer interruppe la supremazia sovietica nel 1972, l’Unione Sovietica riconquistò il titolo: dal 1975 al 2000 fu sempre detenuto da giocatori sovietici o post-sovietici, tra cui Anatolij Karpov e Garry Kasparov. Un caso particolare è l’Armenia, primo paese al mondo a introdurre gli Scacchi come materia obbligatoria nelle scuole. Dal 2011, tutti gli alunni delle classi 2–4 studiano gli Scacchi insieme a matematica e lingue, per sviluppare logica, concentrazione e senso di responsabilità.
- L’era moderna degli Scacchi online. Oggi Chess.com è il portale di Scacchi più grande al mondo, con oltre 140 milioni di utenti registrati e milioni di giocatori attivi ogni giorno. La storia della piattaforma iniziò in modo modesto: il dominio chess.com fu registrato nel 1995 per promuovere l’applicazione educativa Chess Mentor, e nel 2005 fu acquistato dagli imprenditori Erik Allebest e Jay Severson. Nel 2007, il sito fu rilanciato come portale moderno che univa gioco online, materiali didattici e comunità globale. Da allora, Chess.com è cresciuto fino a diventare un punto di riferimento mondiale. Nel 2022, l’azienda ha compiuto un passo importante acquisendo la Play Magnus Group, fondata dal campione del mondo Magnus Carlsen e gestore di marchi come Chess24 e Chessable. Questa integrazione ha rafforzato la leadership di Chess.com e lo ha reso un centro globale per l’apprendimento e la pratica degli Scacchi.
Dopo un lungo viaggio dai campi di battaglia indiani alle piattaforme online moderne, gli Scacchi sono diventati parte integrante della civiltà umana. Questo gioco unisce la saggezza orientale, lo spirito cavalleresco europeo e la razionalità del mondo moderno. Gli Scacchi non sono solo intrattenimento o sport, ma un fenomeno culturale che sviluppa pensiero strategico, autodisciplina e rispetto per l’avversario.
Ancora oggi uniscono persone di tutte le età e culture attorno alla scacchiera bianco-nera. Dalle partite amichevoli nei cortili ai campionati del mondo — gli Scacchi restano un’arena di sfida intellettuale e volontà. Questo gioco permette a ognuno di scoprire la bellezza e l’eleganza delle combinazioni. Gli Scacchi — non solo un gioco, ma un linguaggio universale che parla di logica, creatività e pensiero.
Nonostante la nascita di nuove forme di intrattenimento, gli Scacchi continuano ad affascinare nuove generazioni. In questo gioco, sport, scienza e arte si fondono in modo sorprendente, conservandone la freschezza e il fascino eterno. Dopo aver conosciuto la sua storia millenaria, è naturale passare dalla teoria alla pratica: la vera comprensione degli Scacchi nasce solo davanti alla scacchiera. Nella prossima parte esamineremo in dettaglio le regole e i principi fondamentali di questo «gioco dei re», affinché chiunque possa muovere i primi passi e scoprirne il fascino unico.